MALDANTIGONE - Balagancik

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MALDANTIGONE

Teatro di ricerca
questo grande male… da dove proviene?
come ha fatto a contaminare il mondo?
da che seme, da quale radice è cresciuto?
chi ci sta facendo questo?
chi ci sta uccidendo, derubandoci della vita e della luce, beffandoci con la visione di quello che avremmo potuto conoscere?
la nostra rovina è di beneficio alla terra, aiuta l’erba crescere, il sole a splendere?
questo buio ha preso anche te?
sei passato per questa notte?
La sostanza più leggera di cui siamo fatti, la più incorruttibile quindi idonea ad abitare il cielo, è l’anima, che Platone invitava a disabitare il corpo, superficiale e pesante affinché, «sciolta dalle sue catene e liberata dal suo carcere, potesse, nella sua purezza, contemplare tutto ciò che è puro, vale a dire la verità».
Quando la percezione del proprio peso approda alla negazione del cibo si intenta un discorso il cui vocabolario è mistificato dall’incostanza delle diete e dai sensi di colpa che palesano un profondo disagio di “esistere”.
All’estremo di questa sfida si pongono quelle figure leggere e diafane che la psicopatologia nomina “anoressiche”, le cui labbra non si aprono più, né per accogliere il cibo, né per una parola di spiegazione.
Al gradino successivo, la grande scoperta: mangiare e vomitare. Nel disperato tentativo di alleviare il dolore che lo abita, il corpo è ridotto ad un contenitore da riempire e svuotare a piacimento e lo spazio intorno ad esso una geografia dove le riserve di cibo e i luoghi per espellerlo tracciano gli itinerari di un’esistenza che non riesce ad esprimersi.
La condanna alla leggerezza corrompe anche le parti migliori dell’essere: lo sguardo che si fa superficiale per non impegnare l’interlocutore, le parole superflue per alleggerire la conversazione, il sorriso privo di gioia e i gesti attenti e misurati per non incidere troppo nel mondo, per non lasciare, in nome della leggerezza, nessuna traccia di sé.
La rarefazione del corpo svapora quindi non sopra il cielo, come voleva Platone, ma semplicemente lontano da noi e da quello che possiamo esprimere se, invece di “costruire” ossessivamente il nostro corpo, troviamo il modo di “abitarlo” in tutta serenità, complicità e gioia.  


CREDITI
Titolo: MaldAntigone
Tratto da: Autori vari
con:  Donatella Di Ruocco
Scene e costumi: Donatella Faraone Mennella
Drammaturgia e regia: Libero de Martino


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